Articolo di MARCO COPPOLA
La cultura è quell’insieme di conoscenze, concezioni, tradizioni, linguaggi, pratiche e saperi che una determinata classe o gruppo sociale si porta dietro. Il cibo è parte determinante di questo ragionamento, con buona pace con la parte più conservatrice degli antropologi di tutto il mondo. Il cibo è parte importante della cultura e della tradizione delle masse popolari. Mangiare è l’atto più importante della vita, ciò che genera l’esistenza di ciascuno e la sua relazione con altri: il neonato che cerca il capezzolo della madre. Proprio per il suo carattere culturale, il cibo e l’alimentazione sono da sempre oggetti di studi e ricerche.
Già in passato nutrirsi di animali ha rappresentato una contraddizione di non facile risoluzione: già negli anni quaranta, l’antropologo inglese, Radcliffe-Brown, pose in evidenza come il cibo animale costituisse focolaio di tabù per antonomasia, tanto da sentenziare: «mangiare è pericoloso». Cibarsi di animali dalle grandi dimensioni e dalle sembianze antropomorfe, in queste popolazioni era ricettacolo di tabù poiché tali esseri condividevano con gli umani caratteristiche di soggettività e dell’agire. Anche lo svezzamento, ad esempio, è un condensato di pratiche simboliche, storiche e sociali custodite e trasmesse oralmente attraverso un linguaggio rivolto alle donne. L’alimentazione concorre alla costituzione dell’identità.
Nel testo di Fabio Forma, Carne da demolizione, è possibile scorrere un’indagine etnografica molto particolare degli impianti di macellazione, nata dall’esperienza personale dell’autore in un frigo-macello dove finisce per scorgere con i suoi occhi la provenienza del cibo che ci nutre, quello che mangiamo e quindi siamo. Quello che colpisce da queste righe è il notare come gli esseri viventi prima di diventare cibo per le gli uomini, necessitano di un passaggio obbligato in luoghi di produzione ai quali ogni sguardo esterno è precluso. L’opera di Fabio Forma hanno il grande merito di fare indagine sulla produzione di bistecche e fettine, nel tentativo di scardinare le serrature più conservatrici. Quotidianamente facciamo sfoggio di tavole imbandite inondate di luculliane prelibatezze (la rinomata cucina italiana), rivisitare i propri menù, dopo la lettura di questo libro, non pare poi così azzardato né tanto meno coraggioso ma un semplice gesto di evoluzione e consapevolezza di guardare al futuro.
[di Marco Coppola]