Articolo di GIOVANNI POSTIGLIONE
C’era chi, a scuola, non aspettava che il suono della campanella e snobbava la letteratura come materia pesante. Per Manlio Marano il banco liceale è stato il luogo dell’innamoramento con il Sommo Poeta. Galeotta fu la sua docente: «Io non insegno lettere, bensì educazione ai sentimenti», ricorda, e il fascino sempiterno della Divina Commedia di Dante Alighieri non lo ha più lasciato.
RECITARE DANTE. UNA PASSIONE ITINERANTE – Da allora, Manlio Marano, giovane napoletano impegnato nella pratica forense, ha cominciato un’esperienza che egli stesso definisce «fonte di benessere e di crescita personale e sociale»: diffondere il verbum dantesco.
Armato di videocamera, cavalletto e di quella che egli reputa «esclusivamente una passione», Manlio gira l’Italia e il mondo per declamare i passi più celebri e intensi delle tre cantiche. I luoghi prescelti sono quelli dove campeggiano statue e busti celebrativi del suo amato autore. Da Firenze, prima tappa obbligata con il Canto I dell’Inferno, le interpretazioni di Manlio si sono spostate verso numerosi scenari che richiamano in qualche modo personaggi e situazioni citati dall’Alighieri.
Senza alcuna preparazione teatrale, almeno per ora, ma con una spiccata dote amatoriale per la recitazione, questo novello cantore dà voce semplice ma intensa alla metrica dantesca e poi affida i suoi video “A spasso con Dante” alla comunicazione on web. Per il solo piacere di condividere la sua passione.
LA DIVINA COMMEDIA MAESTRA DI VITA – Per raccontare al meglio il messaggio profondo contenuto nell’opera, Manlio interiorizza la lettura, ne studia il contenuto, si documenta, impara a memoria il testo per esserne pienamente padrone. E poi prova a recitare e a spiegare «molto umilmente, forse sbagliando tutto»,confida, quei messaggi universali sempre validi: il Sommo Bene, la giustizia nella società, gli errori umani, gli avvenimenti storici e politici. Quando Manlio racconta dei personaggi più sintomatici incontrati dall’Alighieri, egli esperimenta personalmente «le diverse sfumature della persona umana».
A New York, ad esempio, sotto la sede dell’ONU ha simbolicamente recitato il Canto X dell’Inferno per Farinata degli Uberti, «che Dante stima e rispetta come avversario politico, perché coerente nei suoi ideali benché contrari ai suoi»; poi i principi negligenti del VII Canto del Purgatorio a Barcelona; Ugo Capeto nel XX Canto del Purgatorio a Parigi; papa Bonifacio VIII del XIX canto dell’Inferno davanti le omonime Terme di Fiuggi. Ha imparato ad amare la bellezza dell’imperatore Giustiniano, modello di giustizia universale, e l’amore tormentato di Paolo e Francesca da Rimini del V Canto infernale recitato a Napoli. Ogni città, una diversa suggestione.
«E attraverso tutto questo, imparo a conoscere l’essere umano e quindi me stesso. Perche la Commedia è tutto. Aiuta a rapportati nella comunità e sviluppare senso critico nelle diverse circostanze sociali». Il Dante di Manlio è l’uomo della coerenza, quella con cui tentò di fare politica, pagandone umilmente le conseguenze. È il Dante che scende fin negli inferi per conoscere il male, al fine di evitarlo. È dunque un Dante attualissimo pedagogo per le giovani quanto come per le adulte generazioni. Le stesse con cui il giovane attore si confronta sui suoi lavori, i circa 10.000 e più utenti (ad oggi) della fanpage “La Divina Commedia on line”, del canale YouTube e di un blog personale. «Grazie alla potenzialità della rete – si sorprende – chi dirotta anche solo due minuti ai miei contributi, almeno ha investito in cultura. Non per me, ma per Dante». Non da meno anche le due performance dal vivo, al Piccolo Teatro dell’Aiuto di Napoli e nel Collegio Universitario di Villalta con ricavato in beneficenza, lo hanno convinto che «la Commedia è per tutti, dal lettore sofisticato a quello meno preparato».
LA CULTURA CHE EDUCA – L’esperienza personale che Manlio Marano vive con la recitazione amatoriale dei versi della Divina Commedia di Dante Alighieri filmata in giro per il mondo è un segno forte di quanto la cultura ha un immenso valore educativo e sociale. E le scelte che puntano ai grandi testi del patrimonio interiore umano non possono che beneficiare sia il singolo che la collettività intera. Quando il modello di un giovane non è solo un idolo televisivo o il frastuono di una frenetica mondanità…
[di Giovanni Postiglione]
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