«La mia pittura celebra le forme umane in generale. Riescono ad essere molto comunicative perché contengono un linguaggio universale. Non dipingo americani, cinesi, africani, ma solo esseri umani, emozioni e colori» – Mark Kostabi.
Pittore e compositore statunitense, di sé dice d’esser nato “nota musicale”, da molti è ritenuto un aggettivo vivente, “Kostabiano”, per aver saputo inventare un vero e proprio linguaggio visuale: si tratta di Mark Kostabi, classe’60.
«Nella vita ho svolto una sola professione: il pittore», afferma l’artista, a rendere incantevoli le sue opere è il loro simbolismo che tocca temi universali ma con una ‘colorata’ leggerezza, «La mia pittura celebra le forme umane in generale. Riescono ad essere molto comunicative perché contengono un linguaggio universale. Non dipingo americani, cinesi, africani, ma solo esseri umani, emozioni e colori».
Nel 1987 Kostabi viene ritenuto un artista internazionale poiché le sue opere vengono richieste da gallerie di svariati stati, l’anno successivo fonda la “Kostabi World”, il suo studio-galleria-ufficio a New York dalla quale ‘sforna’ centinaia di dipinti all’anno di cui solo una piccola parte porta la sua firma, nel resto egli è presente come concetti, come brand ma la ‘mano’ è dei suoi artisti-allievi che sceglie accuratamente in base all’empatia che li rende capaci si lavorare le sue idee.
Ma agli esordi, prima di diventare un punto di riferimento per molti artisti e suscitare l’ammirazione del pubblico, Kostabi era un disegnatore. Verso la fine degli anni ’70 inizia a sviluppare uno stile e dei soggetti singolari: perde man mano interesse per l’anatomia, le sue figure diventano sempre più androgine e schematiche.
A New York inizia ad ammirare l’arte di Keith Haring. Nel suo percorso conosce personaggi come Andy Warhol, Sofia Loren, Papa Benedetto XVI (sebbene della religione Kostabi affermi «Trovo Dio nel gesto di dipingere e di comporre musica. Questo mi basta»), ma il personaggio che maggiormente suscita l’ammirazione dell’artista statunitense è Kasparov, scacchista e attivista russo, «Con lui ho avuto davvero la sensazione di avere a che fare con il numero uno al mondo di tutti i tempi nel proprio settore».
Dal 1996 il pittore divide la sua vita tra New York e Roma. Attualmente i suoi dipinti affascinano perché intrisi di un particolare sentimentalismo, talvolta malinconico, talvolta riflessivo, talvolta simbolico. Si tratta di certo di opere dal forte impatto che raccontano scene estremamente contemporanee nelle quali potersi ‘ritrovare’. Le figure ricordano i manichini di De Chirico, le quali si muovono in svariati ‘set’ a loro volta anch’essi spesso ispirati ad opere famose come Nighthawks di Edward Hopper o L’Ultima Cena di Leonardo, nonchè le tipiche ambientazioni care a De Chirico. Curioso è sorprendersi a riconoscerne le somiglianze.
Tale è l’interesse che i suoi lavori suscitano, da esser stati richiesti ed impiegati da celebri marchi per i loro oggetti, come: orologi Swatch, tazze per caffè espresso, accessori per computer e molto altro. Kostabi negli ultimi anni ha ricreato anche la maglia rosa del Giro d’Italia.
[di Flavia Tartaglia]