Abbiamo chiesto a Monica Marioni di presentare NAPOLOVE, la sua performance per l’Art Performing Festival
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Monica Marioni è tra gli artisti che anima il Art Performing Festival, un festival dedicato alle arti performative che si tiene in città dal 15 luglio al 2 agosto, e che, giunto alla sua seconda edizione, si pone quale evento in grado di interpretare le nuove istanze dei linguaggi contemporanei a Napoli.
L’artista presenta, con chiarezza e semplicità, alcune tra le istanze più urgenti dell’arte: quella di un cambiamento delle pratiche che ne hanno consolidato il rapporto con il pubblico.
Cosa significa fare performance art in italia?
«Spesso significa affrontare scetticismo e sorrisetti da parte degli addetti ai lavori, mentre dalla gente comune ricevo sempre attenzione ed interesse, a conferma che pur in un Paese con una tradizione artistica molto classica esiste una grande voglia di nuova arte, anche nelle forme meno consuete per il nostro paese. Purtroppo, in una disciplina che pone al centro l’espressività fisica, una diffusa rigidità verso ogni declinazione del nudo rappresenta tuttora un frequente ostacolo ai miei progetti».
In che contesti trova spazio la tua opera?
«Oltre ad occasioni quali Artperforming festival qui a Napoli, espressamente dedicate alla performance, personalmente riservo ad essa un posto in tutte le mie attività: ad esempio alla presentazione del mio corto LE Umane Paure a Milano ho performato in strada all’uscita del pubblico dal teatro, mentre durante la mostra Fame al PAN di Napoli nel 2015 la performance compenetrava un’installazione nel caso dell’opera Peso quindi (non) sono. Performance, installazione, quadri sono colori diversi ma ugualmente importanti della mia tavolozza».
In che modo il lavoro sul viso si concilia alla questione della maschera?
«La maschera rende impersonale e quindi universale l’identità del personaggio che la veste, e ricorda a tutti noi quante maschere siamo soliti portare quotidianamente. L’ho impiegata per rappresentare una generica e indifferenziata umanità nei progetti Universo25 e Fame di Riproduzione, mentre l’ho indossata in prima persona nel caso del nuovo personaggio performativo Napolove».
Ci presenti Napolove?
«Napolove è un personaggio performativo che mi consente di rappresentare l’universo partenopeo così come visto, o meglio “sentito”, da un’artista come me che è nata e cresciuta nel nord Italia. Napolove approda a Napoli in occasione della II edizione di Artperformingfestival, ma in realtà è richiamato dalla città e dal suo amore per essa.
Napolove vive la città come un alieno caduto sulla terra, sperduto e meravigliato dalla città ed i suoi abitanti. L’aspetto è fissato nella maschera bianca inespressiva ed i grandi occhiali tondi, variano gli abbigliamenti lungo un ventaglio di mise composite e variopinte che raccontano attraverso il colore e le giustapposizioni di stili il melting pot stilistico napoletano.
L’azione performativa si svolgerà mercoledi 19 luglio 2017 e sarà composta di due momenti distinti, la “processione” Love is White per le strade in superficie dalle ore 12 alle 18, e le scene in Napoli sotterranea dalle 18 alle 20.
Invito tutti a unirsi alla performance e seguirla fino alla discesa sotterranea, o ad assistere e/o partecipare in qualsiasi forma parziale».
[Antonio Mastrogiacomo]