Dopo tre anni l’ex Asilo Filangieri, Napoli, continua a dimostrare come “la libertà è partecipazione”. Dalla gestione dell’edificio agli eventi tutto viene discusso pubblicamente con la partecipazione di chiunque.
Nel cuore di Napoli (in vico Giuseppe Maffei 4, una traversa di via San Gregorio Armeno) esiste uno spazio ‘restituito’ ai cittadini, la cui gestione dipende esclusivamente da chi questo spazio lo vive: parliamo dell’Ex Asilo Filangieri.
Il 2 marzo 2012 “La Balena “, collettivo di artisti e operatori dello spettacolo, occupa la sede del “Forum delle culture di Napoli“, con l’intenzione di avviare un’industria culturale libera dalle logiche di un mercato che spinge il mondo dell’arte sul fondo del barile della mediocrità. Passa poco tempo e il 25 maggio 2012 viene approvata dalla giunta del comune di Napoli la delibera che segna a tutti gli effetti la restituzione alla comunità di uno spazio pubblico.
Dopo tre anni ‘l’Asilo’ continua a dimostrare come “la libertà è partecipazione“. Attraverso un’assemblea di gestione e specifici tavoli di lavoro, operatori dello spettacolo (membri del collettivo occupante) e cittadini vivono lo spazio rendendo possibile il concetto di autogoverno. Dalla gestione dell’edificio agli eventi tutto viene discusso pubblicamente con la partecipazione di chiunque.
Uno dei grandi risultati raggiunti in questi anni è di certo la realizzazione dell’orto urbano, forse l’azione più sovversiva, atta a rivendicare il diritto agli spazi verdi, che i cittadini potessero compiere. Ma Asilo significa anche aule studio, laboratori di danza e teatro, corsi di lingua e tante altre iniziative culturali – alcune delle quali richiedono un contributo monetario assolutamente non vincolante alla partecipazione – che hanno un monumentale impatto sociale: sin da subito è diventato punto di ritrovo per ragazzi di tutte le età che hanno avuto – in un quartiere intriso di microcriminalità – la possibilità di frequentare una ‘piazza’ ricca di stimoli, lontana da logiche delinquenziali.
Nel cuore di Napoli esiste dunque un luogo dove l’arte riscopre l’importanza del suo ruolo. Forse Peppino Impastato direbbe che nel cuore di Napoli esiste un luogo nel quale alla gente si insegna la bellezza, fornendola così di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.
[di Roberto De Rosa]