In una nota stampa la Fondazione O’ Scià comunica che “Non avendo trovato le adeguate condizioni non potrà organizzare alcun tipo di manifestazione sull’isola di Lampedusa per ottobre 2014”, dove per “adeguate condizioni” si intende anche, soprattutto, la mancanza dei fondi fondamentali alla rassegna, non per gli artisti o il loro ‘cantore’ che si sono sempre esibiti gratuitamente, ma quelli necessari per le maestranze.
Poi però si legge sul web della presentazione del Festival Sabir, che “Si terrà dal 1 al 5 ottobre a Lampedusa. L’intento del festival è quello di evocare la storia di incontro e scambio di culture, tradizioni e saperi di cui è intrisa l’isola di Lampedusa, che oggi nell’immaginario collettivo è legata soprattutto ai grandi flussi migratori, alle tragedie che nel canale di Sicilia si sono consumate, a un’accoglienza quasi sempre fornita in condizioni di emergenza. Il festival vuole invece restituire all’isola un’immagine diversa, valorizzare il potenziale sociale, economico, culturale, rafforzare il ruolo di ponte tra le due sponde del Mediterraneo”, o ancora “Sotto la direzione artistica di Fiorella Mannoia cantanti italiani ed internazionali suoi ospiti si alterneranno sul palco, duettando e contaminandosi nei loro vari stili musicali”, in pratica tutto ciò che è stata l’anima di O’ Scià per 10 anni, ma in un altro ‘corpo’.
Le differenze?
O’ SCIA’ – Claudio Baglioni, ideatore di O’ Scià (che significa “mio respiro”, il saluto più caloroso della gente di Lampedusa), ‘pensatore libero’ fedelmente ed eternamente schierato dalla parte del cuore, per la messa in atto del suo festival ha sempre contato su denari pubblici, perché fosse lo Stato stesso a sensibilizzarsi interessandosi a questa realtà, non ci sono mai state dirette tv della kermesse tantomeno nessun tipo di pubblicità: “Se vuoi capire cosa è O’ Scià c’è solo un modo: devi venire ad O’ Scià”, affermava Baglioni, il che significava ‘fare qualcosa’ di diretto ed immediato, quel qualcosa di cui tutti parlano e nessuno concretizza mai, coinvolgere le persone in prima persona, promuovere il turismo muovendo il turismo, sensibilizzare la società (sul problema dell’immigrazione clandestina, sulla necessità di aiuto all’isola di Lampedusa spesso lasciata sola a gestire la continua emergenza degli sbarchi) interessando direttamente ogni singola individualità parte della società.
Viene da pensare ai Neoteroi, i “Poeti nuovi”, legati da reciproca amicizia, e a caratteri di libertà lontano da temi e meccanismi di carattere politico, e solo quando l’archè è l’amore e la cultura, solo quando si comprende che la ricchezza umana è più sostanziosa di quella economica, solo quando si ha come punto di riferimento la persona e non la convenienza, si può dare valore alla vita e costruire un buon e giusto futuro.
SABIR – Il nome del festival si riferisce alla lingua parlata nei porti del Mediterraneo dal Medioevo fino al XIX secolo, ed è promosso dall’Arci, dal Comitato 3 ottobre e Comune di Lampedusa, patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dalla Rai. La manifestazione prevede una diretta tv dell’evento, dibattiti e varie iniziative dedicate a fatti di cronaca locale alternati ad eventi teatrali, laboratori, spazi dedicati alla letteratura, mentre Fiorella Mannoia, amica di Baglioni nonché più volte ospite di O’ Scià, sarà la direttrice artistica dell’evento musicale.
Sono giorni velati di perplessità per i sostenitori di O’ Scià, sugli svariati social network impazzano pareri, discussioni, pensieri di rammarico e delusione; già parecchie le strutture, tra hotel, case vacanza, che hanno ricevuto la cancellazione di molte prenotazioni; Claudio Baglioni scrive su facebook le sue riflessioni al riguardo in una nota ricca di simbolismi, specchio dunque della sua personale eleganza e genialità; Maurizio Gasparri in un tweet dice la sua: “Rottura tra O’ Scià, Claudio Baglioni e Lampedusa che preferisce evento ‘politically correct’”; mentre si apprende la notizia delle dimissioni di Andrea Claudio Montana, Presidente del Consiglio del Comune di Lampedusa, che in una lettera inviata al Prefetto di Agrigento spiega le motivazioni di tale resa: “La saccenza e la presunzione da parte del Sindaco, nonché l’intolleranza a ricevere suggerimenti l’hanno indotta a non instaurare un rapporto stabile di fiducia nei confronti dei suoi collaboratori, ma solo con taluni e soltanto per assicurarsi la possibilità di governare”, manca dunque il confronto con il Sindaco Giusy Nicolini, nella missiva volano oltretutto frasi di accusa verso la prima cittadina come “l’azione politica del Sindaco è stata diretta ad acquisire e consolidare visibilità mediatica sfruttando a suo vantaggio il fenomeno migratorio, e la sua ambizione personale”, “spot elettorale”, “pessimo il suo rapporto con i cittadini e con i consiglieri comunali”.
Indubbiamente lodevole e personalissimo l’intento del festival Sabir poiché è necessario tenere accesi i riflettori sulle delicate questioni di cui è oggetto Lampedusa, tuttavia è inevitabile non pensare all’origine, a quei 10 anni di “storia contemporanea -come viene definita in un articolo firmato doremifasol.org– O’ Scià era incontro, O’ Scià era viaggio, O’ Scià era aiuto, O’ Scià era solidarietà, O’ Scià era dignità, O’ Scià era musica, O’ Scià era festa, O’ Scià era il mare, O’ Scià era riflessione, O’ Scià era passione”, e si spera che il merito di quei 10 anni di impegno, fedeltà, dedizione, 10 anni di difficoltà affrontate e superate, 10 anni di amore puro e libero, non venga dato, col tempo, ad altri diversi da quelli che ne hanno, discretamente senza spettacolarizzazione, effettivamente costruito le basi ed anche tutti i dettagli, e che avrebbero potuto essere ancora sostenuti, magari con l’ideazione di formule diverse, meno dispendiose (come era intenzione di Baglioni per quello che avrebbe dovuto essere O’ Scià 2014) e che puntavano sull’arte, unica espressione che muove le menti, e dalla mente nasce tutto il resto; si spera che quei 10 anni non vengano cancellati, eliminati come è avvenuto per tutti i manifesti delle 10 edizioni di O’ Scià che per anni hanno ornato le pareti dell’aeroporto di Lampedusa diventando il peculiare “benvenuto” sull’isola, perché quando si dimentica un passato che non è mai passato, perché è piuttosto la base per il futuro, non si fa mai così bene e non si va mai così lontano.
[di Redazione]