ROMA – Nella Città Eterna in queste ultime settimane sono state effettuate delle revisioni a livello organizzativo, sia in ambito urbano, con l’aumento della sosta a pagamento, sia in ambito culturale, modificando, questa volta, le tariffe dei Musei Civici.
Sette musei, infatti, sono diventati a ingresso gratuito, mentre altri quattordici hanno visto un aumento del prezzo d’ingresso. Per questi ultimi i residenti della Capitale dovranno pagare un euro in più rispetto al vecchio prezzo, invece i non residenti dovranno aggiungere due euro.
I quattordici musei in questione sono: Musei Capitolini, Museo dell’Ara Pacis, Centrale Montemartini, Mercati di Traiano, Museo dei Fori imperiali, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, Macro e al Macro Testaccio, Casina delle Civette di Villa Torlonia, Museo di Roma in Trastevere. Le condizioni di gratuità e di riduzione, che questi offrono, rimangono invariate.
Dall’altra parte della medaglia turisti e residenti non dovranno metter mano al proprio portafoglio per ben sette musei, e cioè per Villa di Massenzio, Museo delle Mura, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, Museo Pietro Canonica, Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina, Museo Napoleonico e Museo Carlo Bilotti.
L’assessore capitolino alla Cultura, Giovanna Marinelli, motiva questa “rivoluzione” affermando: «É stata fatta in coerenza con le necessità del bilancio comunale approvato a fine luglio. Dentro un quadro difficile, abbiamo però cercato di valorizzare alcune delle nostre ricchezze meno conosciute. In questa chiave sette musei diventano pienamente gratuiti e speriamo che questo spinga tutti, romani e turisti, a scoprirne i capolavori. Negli altri casi abbiamo operato aumenti molto limitati».
É vero che la parola “aumento” genera spesso malcontenti e critiche, ma il Comune di Roma ha precisato fin da subito che si trattasse di un “lieve aumento”, proprio per attenuare le reazioni di fronte a questa tanto temuta parola.
Questa manovra ha indubbiamente trovato il giusto equilibrio: l’incremento del prezzo di ciò che è più richiesto e visitato, viene attenuato dalla possibilità di visitare gratuitamente siti che sono spesso dimenticati non solo dai turisti, ma anche dagli stessi cittadini italiani.
Questo equilibrio dovrebbe imporsi come modello da seguire per tutti quei beni culturali che sono stati emarginati dai flussi turistici e, di conseguenza, abbandonati al degrado. Esempio lampante di scarsa manutenzione, è il suggestivo Odeon nella provincia di Napoli, considerato erroneamente la tomba della madre di Nerone, Agrippina. Questo museo a cielo aperto prevede un biglietto combinato col complesso monumentale archeologico flegreo (Museo Archeologico dei Campi Flegrei, Zona Archeologica di Baia, Anfiteatro Flavio e Serapeo a Pozzuoli, Scavi di Cuma), il cui biglietto intero costa quattro euro, mentre il ridotto due euro che ha validità per due giorni consecutivi. É evidente che, in questo caso, un “aumento” dei prezzi d’ingresso potrebbe essere giustificato, se non addirittura d’aiuto, affinché possa essere migliorata la manutenzione di questa struttura.
[di Chiara Pagliuca]