Paper Religions Project, un’opera raffigurante una sinagoga, una moschea, una chiesa poste su un mattone e precedute da una fila di mattoni. Il messaggio? È la realtà sostanziale della materia a dividere gli uomini.
TORINO – Sarà visitabile liberamente, fino al 20 marzo presso la galleria Paolo Tonin Arte Contemporanea di Torino, il progetto complessivo Paper Religions Project dell’artista Marco Dalbosco.
L’opera, un lavoro in carta raffigurante una sinagoga, una moschea, una chiesa poste su un mattone e precedute da una fila di mattoni, è stata esposta nel corso di prestigiosi appuntamenti quali la mostra Afterimage presso la Galleria Civica/Mart di Trento e ne L’Arte guarda avanti. Attualmente viene presentata per la prima volta dalla sua creazione nel 2005. Il lavoro ha preso avvio dalla necessità di affrontare la questione del conflitto Israeliano-Palestinese investendo questioni di carattere politico, economico e religioso che finiscono per riferirsi alla possibilità stessa di affermare le identità religiose.
IL MURO – Nel 2008, come evento Parallelo di Manifesta7, nasce Paper Religion #The Wall, diretto riferimento alla West Bank in Israele. Per questo lavoro Marco Dalbosco ha unito dodici persone che per una settimana hanno lavorato alla costruzione di un muro. Realizzato con mattoni di carta piegati con la tecnica dell’origami, il muro perde i suoi connotati di barriera e di confine in senso stretto. Con questo lavoro l’artista indaga la fragilità dell’essere umano e manifesta il potere di costruire come forma principale d’oggetto dell’opera.
LA GUERRA DEI MATTONI – È la realtà sostanziale della materia a dividere gli uomini: questo il messaggio più interessante di Paper Religions Project, aldilà dello scontro tra civiltà, nella stragrande maggioranza dei casi strumentalizzato. Cosa c’è di più concreto a simboleggiare la realtà del ‘mattone’? I media diffusi sembrano ignorare che alla base del conflitto israelo-palestinese ci siano in realtà motivazioni molto più reali ed economiche di quanto sembri. Sono i mattoni e gli interessi economico-politici a dividere gli uomini più di religioni e culture.
LE POTENZE DI CARTA – Questa osservazione pare non essere cosciente nella rappresentazione stessa dell’opera che lascia maturare negli osservatori più acuti questo messaggio di fondo. Occupare territori e rifiutare la convivenza pacifica con i palestinesi ha reso il popolo d’Israele un gigante di carta, annullando di converso anche la sostanza del popolo oppresso che finisce per trasformarsi nello stesso materiale. Anche i cattolici in quelle zone finiscono per tramutarsi in ospiti di carta per l’inerzia dimostrata in anni di sterminio. Albert Einstein, celebre scienziato ebreo-americano, per primo in una lettera al New York Times del 1948 si fece promotore di quest’intuizione: «fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà, un partito politico che nella organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell’azione sociale appare strettamente affine ai partiti Nazista e Fascista».
L’ARTE E L’ISPIRAZIONE, LA POLITICA E IL DIRITTO – È un messaggio sotteso quello rintracciabile nell’opera ma dalla forza dirompente. È il coraggio dell’arte, che spesso supera anche le volontà iniziali di chi la produce, a portare alla luce riflessioni e modi di vedere la realtà. L’unica forma umana capace di trascendere il reale e darne una rappresentazione concreta resta in quest’ottica la rappresentazione artistica e la sua interpretazione cosciente figlia diretta dell’ispirazione. È Victor Hugo ad assisterci nella definizione di questo importante concetto: «la libertà è, nella filosofia, la ragione; nell’arte, l’ispirazione; nella politica, il diritto».