L’arte spesso è iconografia, molte volte complessa, madre dell’interpretazione, è stile, è elementi come rarità, pregio, valore. Parte dalla rappresentazione d’artista, dalla sua altitudine percettiva, come fosse un’elitaria ‘frattura’ della mente, ‘frattura’ non cognitiva ma sensibile nella quale entra luce ed, elaborata, esce a ‘far luce’ su ciò che per gli altri è buio, dunque non vedono, così diventa comunicativa. Nelle infinite sfumature dell’arte, i Tarocchi, da secoli la base della nostra cultura in quanto individui collegati emotivamente ad ogni cosa che mai ci fu dato sapere, sono quel ‘segreto’ che esibisce figurazione ed interpretazione allo stesso tempo. Ogni carta che forma il ‘gioco’ dei tarocchi è un piccolo quadro, carico di forme e simboli, ed ognuna di esse svolge un ‘ruolo’ all’interno di una ben più ampia opera d’arte: quel ‘disegno’ la cui chiave di lettura è data a coloro che sanno servirsi della parte più cruda dell’anima, quella stessa che costantemente entra in collisione con la ragione impedendo di lasciare che le emozioni più recondite guidino in questo affascinante viaggio oltre la mente, che è la vita (per molti indicativamente una forma di arte!); quella rappresentazione visiva che favorisce il processo di connessione sensoriale tra uno degli strumenti più famosi di divinazione e una capacità estremamente elevata di empatia individuale.
Noto inizialmente come Triumphi, il gioco dei tarocchi nacque come passatempo ‘intellettuale’, infatti non veniva sanzionato dalle leggi che vietavano il gioco d’azzardo, ma era considerato alla stregua di un comune gioco di carte. Fu nel ‘700, in particolar modo in Francia, che le carte dei tarocchi iniziarono ad essere usate con una valenza divinatoria. In Italia risulta documentato a partire dalla metà del 1400, soprattutto in aria ferrarese. Il primo mazzo di tarocchi italiano completo esistente al mondo, quindi anche il più antico, è noto come mazzo Sola Busca dai nomi dei possessori, gli eredi di Sola Busca, e rappresenta uno straordinario prodotto dell’umanesimo italiano, periodo storico incentrato sulla ‘figura umana’, quindi di massima fiducia per le capacità creatrici dell’uomo. Nel 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, esercitando il diritto di prelazione, ha acquistato il mazzo di tarocchi Sola busca e l’ha destinato alla Pinacoteca di Brera la quale già conservava un gruppo di 48 carte parte di un prezioso mazzo tardo-gotico cosiddetto mazzo Brambilla.
Oggi i tarocchi sono composti da 78 carte divisibili in tre categorie: arcani maggiori, semi, e carte di carte, ognuna è un mondo, una storia, la vita di qualcuno che prende indefinite strade. Non c’è mai nulla di negativo nel voler visionare un mondo che non può appartenerci ancora. Ogni carta non solo è rappresentazione del futuro, presente, passato, ma è stata studiata nei minimi dettagli tanto da ‘arrivare’ proprio come un’opera d’arte.
Gli elementi determinanti per una lettura approfondita sono gli arcani maggiori. Figurativamente rappresentati da soggetti differenti, altro non fanno che seguire un filo conduttore, che li rende imprescindibili tra loro.
La carta ‘X’, ad esempio, è la carta più emblematica di tutti gli arcani maggiori: la Ruota della fortuna. Rappresenta pienamente l’espressione collettiva di infinite visioni, al centro si trova la ruota che simboleggia il mondo, con il suo principio di inizio, crescita e fine. Su di essa sono visibili le lettere T A R O, le lettere ebraiche Yod He Vau He, e vari simboli alchemici. Sopra la ruota una sfinge di colore blu che porta una spada, manifesto di una battaglia che non vuole volgere al termine se non per vittoria. Sotto la ruota, una creatura di colore rosso, l’anima ardente di un percorso da decifrare. Accanto ad essa, sulla sinistra, un serpente rivolto verso il basso, come ad indicare quanto dolore e mutazione giaccia in vita oltrepassando la fine. Ai quattro angoli dell’immagine si trovano un uomo, un’aquila, un toro e un leone; tutti dotati di ali. Da buona carta soggetta alla mutabilità del tempo e del destino, la Ruota della Fortuna non può essere collocata in un’asse temporale. La mutazione massima di interpretazione di questo arcano sta nell’indicazione sovra-terrena, ogni elemento ai quattro lati rappresenta animali venerati fortemente nella cultura mitologica sia greca che egiziana. Elevazione dello spirito ad evento condizionante del presente, passato ed eventuale futuro. Una vera e propria opera d’arte che racchiude storia, mitologia ed enfatizzazione umana. Dimostrazione più vasta, racchiusa negli arcani, che la divinazione la si può scorgere in ogni angolo, fin li dove lo sguardo volge servendosi della ‘mente’ espressione di ‘arte’.
Ed ancora: rappresentazione e viaggio, ecco cos’è la cosiddetta carta ‘0’ o meglio conosciuta come il ‘Matto’. Il giovane spensierato e avventuroso ignaro di ciò che il futuro possa riservargli, con il suo piccolo bagaglio è pronto ad intraprendere il viaggio più importante della sua vita. ‘Matto’ perché è la parola che più rappresenta in questo contesto esclusivamente una spensierata giovinezza; crescendo il Matto sbalza dalla carta ‘0’ alla ‘9’ dopo un lungo viaggio diventa L’Eremita, il suo percorso è lungo, insidioso, ma il dolore e la sofferenza lo ripagano con la saggezza, marginale visione di un folle modesto, ed estrema consapevolezza di un mondo interamente vissuto all’estremo delle proprie possibilità. Inevitabile il declino del matto eremita, tra dolore, passione, visioni estreme e un grande amore giunge al culmine della sua eccessiva ingenuità; la Torre simboleggia tutto questo, l’epilogo inevitabile di un baratro senza ritorno.
Questa, la visione lineare di chi riesce a scorgere sempre un po’ di più da un mondo, quello dei tarocchi, estremamente ampio e affascinante. Queste, solo alcune delle decine di ‘quadri’ del gioco dei tarocchi.
[di Magdalena Sanges]