Il tema della mostra è sicuramente la volontà dell’autore di dare una voce, attraverso l’arte pittorica, a tutte quelle vittime cui la libertà d’espressione è stata negata.
La mostra “Poveri Cristi” di Dario Esca ha inaugurato il 10 ottobre presso l’Archeo Bar (caffè letterario in via Mezzocannone, Napoli) dove resterà fruibile per circa un mese. La rassegna è nata in collaborazione e a sostegno di Amnesty International, storica organizzazione per la tutela dei diritti umani.
Un mese di tempo, dunque, per ammirare delle opere che inevitabilmente smuovono qualcosa dentro se stessi.
Alla serata inaugurale sono accorse persone attente e molto interessate allo spirito del vernissage, in aggiunta ai volontari di Greenpeace e Amnesty International. Si è così creato un clima piacevole, non dissimile da quello dei vecchi “circoli letterali”, cui ha contribuito anche il più che adatto locale ospitante.
Il tema della mostra è sicuramente la volontà dell’autore di dare una voce, attraverso l’arte pittorica, a tutte quelle vittime cui la libertà d’espressione è stata negata.
«Io nasco così – spiega l’artista – Una storia e una formazione cristiana e un prete che è stato cappellano di fabbrica e mi ha insegnato che l’amore è classista, Gesù si è schierato con quelli sfruttati, umiliati… con i poveri, i diseredati, gli ultimi… e tutto è partito da Stefano Cucchi».
Cucchi: un uomo cui è stato tolto il diritto di parlare, esprimersi, vivere. In quest’arte difatti si rivela anche la volontà della famiglia di Stefano di non arrendersi, di continuare a urlare.
Di un urlo infatti si tratta, ogni quadro è una voce forte, chiara rappresentazione della volontà e del vissuto dell’autore quanto del dolore e della lotta dei poveri, degli uccisi.
Urla anche l’animo di chi li osserva, piccoli quadri silenziosi dal grande potere evocativo che in ognuno di noi fanno scattare la voglia di cambiamento.
La tecnica, olio su tela, è classica e quasi in secondo piano per Esca, rispetto al significato delle opere stesse.
La scelta di un’old school è in realtà più che appropriata. Ormai non vi è più molta attenzione da parte del grande pubblico a un arte di riflessione e di attesa, nonostante ciò, a maggior ragione, è compito dell’artista riportare gli sguardi alla realtà. Esca vi è riuscito proprio unendo una tecnica antica a una situazione attuale, reinventando grandi temi e topoi del passato in un messaggio che sempre è esistito e mai dovrebbe essere dimenticato.
L’artista ribadisce la volontà di unirsi alla schiera di «artisti come intellettuali che sono andati a combattere le guerre civili degli altri difendendole come proprie, una battaglia sociale che si basa sulle prime comunità cristiane, quindi un sentir come proprio il dolore altrui, spinti da un grande sentimento d’amore».
[di Francesca Lomasto]