Tra gli artisti emergenti più talentuosi della scena romana scopriamo le speciali tecniche e le profonde ispirazioni di Riccardo Beetroot Rapone.
ROMA – Quando si parla degli artisti emergenti più talentuosi della scena romana non si può non parlare di Riccardo Beetroot Rapone. Una tecnica sopraffina e un’originalità realizzativa sorprendente sono le caratteristiche principali della produzione di Rapone, artista romano classe ‘74.
Da sempre appassionato d’arte, di sé racconta:
«Adorare le grandi scatole di colori nei supermercati e nelle cartolibrerie fu il primo segno di un amore latente ma ancora diviso da una vetrina e da un portafogli troppo piccolo. Nel tempo, questa propensione, è stata una compagna che mi ha affiancato in ogni fase della mia vita, tante volte non capita da chi avevo vicino. Quest’attitudine è difficilissima da far digerire a chi non ce l’ha, problemi loro».
STREET ART E ROMA – Un rapporto inscindibile con la sua città è manifesto nella sua produzione. È impossibile non raccontare quale sia il rapporto dell’artista tra l’arte di strada e le strade della sua città. È stata però Londra il luogo della sua illuminazione artistica:
«Io sono romano e come tale ho camminato sull’arte, ci ho giocato, studiato, mangiato su di essa, ci sono stato seduto sopra quando ci facevamo le foto con gli amici in centro e tanto altro ancora. La città che però ha sbloccato il mio rapporto con l’arte è stata Londra perché lì ho capito che l’arte non è solo un dono che viene dal passato ma è una materia che può essere plasmata anche oggi. Per me fare Street art significa rendere l’arte accessibile a tutti e renderla perfettamente aderente ai tempi che viviamo: effimera, veloce e vulnerabile. Per questo lavoro soprattutto a Roma e a Londra ma con il mio progetto “picture crossing” ho reso la mia arte itinerante. In sintesi lascio in strada opere di Street art asportabili, sul retro scrivo i miei dati e l’invito a ricontattarmi, così scopro quanta strada fanno I miei quadri».
TECNICA E CONTENUTO – Opere affascinanti e particolareggianti sono al centro della produzione di Rapone. Il rapporto stretto e sincero con la materia è evidente e giganteggia in queste opere che raccontano, rappresentano ed esaltano l’armonia estetica del reale. Tanti i volti rappresentati con una tecnica del tutto personale. Armato di trapano, stucchi e attrezzi affini Rapone rilancia l’arte nel suo ruolo di trasformazione della materia:
«Amo dipingere soprattutto i volti e le persone in generale ma il vero punto è trovare l’armonia in ciò che dipingo. Ho sviluppato una tecnica tutta mia. Uso un trapano di precisione per incidere le immagini su uno strato di stucco e di colori che ho precedentemente passato sul muro o sulla tela o su qualunque altro supporto. Questa tecnica che piano piano sto facendo conoscere è il mio vero marchio di fabbrica ed il mio orgoglio».
L’ARTE E L’ISPIRAZIONE – Lavori innovativi e in controtendenza rispetto alla deriva strettamente iconica che l’arte elitaria dei salotti museali sta prendendo. Quest’approccio non è lontano dal recupero della purezza d’approccio artistico tipica degli autori del passato:
«L’arte per me è la più alta espressione dell’animo umano. Quando penso ai modelli che mi hanno ispirato mi vengono in mente Caravaggio e il Guercino ma anche Tiziano, Rubens e Rembrandt. Tra gli Street artist penso a Vhils (è lui che mi ha ispirato la tecnica), Banksy, Jef Aerosol, Jimmy C, Borondo e Leo Moroh. Tra gli scultori importantissimi sono stati Michelangelo, Bernini e Canova».
Un rapporto genuino con l’arte e con chi lo ha preceduto sono altrettanto importanti caratteristiche di questo fantastico artista.
[di M.C.]