Susanna Casciani, autrice seguitissima su facebook, presenta il suo romanzo d’esordio “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore”
Susanna Casciani ha incontrato, sabato 21 maggio, i suoi lettori presso la libreria Mooks di Piazza Vanvitelli (Napoli) in occasione della pubblicazione di “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore”, suo romanzo d’esordio. (Prossimi appuntamenti: Frosinone, Bologna, Salerno).
Più che un firma copie è sembrata essere in atto una rimpatriata fra amici di vecchia data. L’autrice non si è limitata ad un autografo ma ha comunicato con tutti, dispensando abbracci, sorrisi imbarazzati e messaggi sui libri. I suoi lettori erano di certo emozionati ma anche la Casciani era commossa. «È stato così strano –racconta – ancora non mi rendo conto… Con alcuni ho proprio stretto un bel rapporto. Persone che ho conosciuto oggi per la prima volta ma con cui mi scrivo da anni, ormai: so tutto di loro e loro sanno tutto di me».
Filo conduttore dell’amore dei lettori per questa giovane esordiente è sicuramente l’empatia. Susanna Casciani sembra leggere dentro le insicurezze più profonde. Sviscera i dolori più elementari, bistrattati da un mondo che corre preso da altro, dando loro valore e rilievo. Rimette i piccoli, infinitamente importanti, spasmi interiori al loro posto. Trattando tali temi con un linguaggio semplice e diretto, riesce ad arrivare a moltissime persone.
Punto di partenza dell’autrice è infatti la sua pagina su Facebook, omonima del titolo. Nel libro lo stile dei messaggi brevi è rimasto, come afferma l’autrice: «Mi piace descrivere le sensazioni, quindi penso che possano bastare anche due o tre frasi, a volte forse anche due o tre parole».
La composizione del libro è stata per lei una sorpresa. La stesura si è evoluta, dalla raccolta di scritti già pubblicati è divenuta una vera e propria storia, benché non autobiografica, come la Casciani tiene a sottolineare: «All’inizio potrebbe essere la mia storia, perché la mia è finita e ricominciata tantissime volte… però da lì ho deciso di concluderla in modo diverso dalla mia che, per ora… (esita e fa un piccolo scongiuro, N.d.R.) perché a volte si può dimenticare, io tendo a non ringraziare, a non dire certe parole, a non abbracciare abbastanza… è per ricordarmi che potrebbe andare così, e che se anche potrebbe andare così, ce l’ho già fatta in passato e che ce la rifarò».
Prima che scrittrice, Susanna Casciani è anche una maestra elementare. Anche il contatto con dei bambini aiuta a tornare a quelle emozioni ataviche, risalenti a un periodo in cui tutto si sente maggiormente, tutto è più intenso. I suoi allievi, però, sono rimasti un po’ spaesati dal libro. «Erano anche un po’ ingelositi – conferma l’autrice – mi dicevano no ma te sei una maestra, ora l’hai scritto e va bene, però adesso basta». Un nuovo libro invece potrebbe essere scritto e nell’eventualità tratterebbe dell’insicurezza: «Molte persone mi hanno contattato in base a quelle pagine che hanno letto sugli attacchi di vita, tantissimi mi hanno ringraziato per questa definizione e siccome per trent’anni l’insicurezza mi ha reso un po’ più difficile il percorso, vorrei si sentissero un po’ meno soli».
La sofferenza è dunque una catarsi che porta a crescere, a imparare. Il dolore spaventa ma fa parte di noi e ci appartiene al punto che, mentre ci tormentiamo, sappiamo di esistere e di poter rinascere.
Per citare il libro: “Come se davvero si potesse decidere di smettere di sentire. Come se davvero l’amore non fosse ovunque. Intanto il vuoto ci divora lentamente e, quando alla fine ce ne accorgiamo, il nostro volto è ormai inevitabilmente cambiato. Ci annoiamo a morte e diciamo a tutti che sì, adesso stiamo bene, non ci vediamo da un bel po’ ma diciamo a tutti che ci siamo finalmente ritrovati.
Allora forse, e dico forse, è meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore”.
[di Francesca Lomasto]