I pennelli da strumento per dipingere diventano soggetto dipinto
Ogni artista si serve degli strumenti adatti al proprio lavoro, per creare opere d’arte. Ma è possibile far diventare quegli stessi strumenti un’opera d’arte?
La risposta è affermativa e proviene direttamente da San Francisco, precisamente da Rebecca Szeto.
«Fare arte è un modo per me di rendere visibili quei momenti spesso invisibili», afferma l’artista californiana, forse proprio su questa linea di pensiero nasce “Paintbrush Potraits”, una mostra dei pennelli utilizzati dall’artista, l’innovazione sta nel presentarli ognuno con un proprio look. In questo modo, ha luogo una fusione tra strumento e opera d’arte: l’oggetto che si usa per realizzare un’opera d’arte diviene soggetto dell’opera stessa.
Ciò che la Szeto vuole attuare è infatti una ri-forma dell’opera d’arte.
Anziché arrivare alla tela, ci si fissa sui materiali di cui ci si serve per creare l’arte pittorica: pennelli e colori.
In “Paintbrush Portraits” i pennelli diventano sculture: i manici, intagliati, divengono dei volti; le setole, colorate o cotonate, maestose gonne rinascimentali.
Rebecca Szeto dichiara che ogni singolo pennello ha la sua personalità alla quale lei prova a dare forma, servendosi di un coltellino, e colore (a olio).
La proposta artistica non si limita qui. Molti pennelli-sculture, di fronte ad appositi piccoli specchi, si riflettono in opere storiche quali “Las Meninas” di Velázquez o “Ragazza col turbante” di Vermeer. Ciò è in perfetto accordo con la filosofia dell’artista, che impronta il suo lavoro nel cercare di riproporre ciò che potrebbe risultare vecchio in una nuova prospettiva.
“Paintbrush Portraits” tocca un altro aspetto caro all’autrice: la critica al consumismo.
L’artista ha infatti dato vita ad un progetto di arte ecologica che punta a non buttare nulla, dunque a ridare nuova vita agli oggetti: basta solo saper guardare in maniera diversa.
La critica non è orientata unicamente sugli altri ma è partita proprio dall’analisi su di sé: in un periodo in cui rifletteva sullo spreco di materiali utilizzati per creare le proprie opere e gettati senza troppi scrupoli, la Szeto vide un suo vecchio pennello macchiato di vernice rossa che, quasi come una sorta di pareidolia, le ricordò “Infanta Margarita de Austria” di Velázquez, autore a lei molto caro. Da lì, è stato breve il passo verso uno stile di vita votato alla lunga osservazione degli oggetti circostanti, al fine di comprendere se le loro potenzialità fossero davvero esaurite.
[di Ambra Benvenuto]