Agli inizi del mese di novembre, è tornata in auge una questione riproposta più volte: la ricostruzione dell’arena dei gladiatori all’interno del Colosseo. A riportare alla ribalta la questione, un tweet del ministro dei Beni Culturali, Franceschini: «L’idea dell’archeologo Manacorda di restituire al Colosseo la sua arena mi piace molto. Basta un po’ di coraggio».
Il progetto di Manacorda, professore di metodologia della ricerca archeologica presso l’Università degli Studi di Roma Roma Tre, non vede particolari rischi: di conseguenza il dibattito si muove su problematiche che, pur non coinvolgendo i lavori dal punto di vista pratico, si configurano ugualmente come “materiali”.
Ciò che si vuole promuovere con tale restauro è infatti la possibilità di accorciare le distanze tra ciò che vi era all’epoca e ciò che è possibile visitare attualmente unita alla finalità di proporre spettacoli a tema, come gare di lotta greco-romana. Ciò «permetterebbe al Colosseo di tornare ad essere, carico di anni, un luogo che accoglie non il semplice rito banalizzante della visita del turismo massificato, ma un luogo che, nella sua cornice unica al mondo, ospita -nelle forme tecnicamente compatibili – ogni possibile evento della vita contemporanea», riflette Manaconda.
Se da un lato sembra si voglia andare finalmente verso una valorizzazione della tradizione, dall’altro vi sono tutti i leciti dubbi su primari scopi di lucro (si parla di finanziamenti di 25 milioni di euro).
Fino ad ora è stato possibile farsi un’idea di ciò che accadeva in antichità tramite fotografie dall’alto che mostrano a vista strutture precedentemente sotterranee che, osservate insieme al resto del progetto, generano non poca confusione.
All’epoca, nell’area ellittica di 86×54 metri vi erano ambienti di servizio organizzati in un ampio passaggio centrale e 12 passaggi curvilinei disposti simmetricamente lungo i lati. Inoltre, vi erano due montacarichi che rendevano più agevole il trasporto di animali o di quanto reso necessario nell’arena. A dire il vero, questa organizzazione fu assunta nel III-IV secolo: per avere un’idea fedele dei sotterranei originali in epoca romana, bisogna recarsi presso l’anfiteatro di Pozzuoli, concepito dagli stessi architetti del Colosseo.
Le intenzioni di Manacorda sono di mantenere il progetto appena illustrato rendendo semplicemente ciò che è stato sotterraneo fino al XIX-XX secolo nuovamente sotterraneo nel presente, consentendo in tal modo di visitare gli ambienti in una doppia prospettiva e sfidando molti archeologi, storici e critici dell’arte che ritengono la naturale rovina delle opere di questo genere come connaturate a esse stesse.
[di Ambra Benvenuto]