Una mostra celebra il designer Roberto Mango al Museo Duca di Martina
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Roberto Mango è un designer italiano poco noto ai più, pur avendo scritto pagine importanti nella storia del design made in campania. Il principio della vivibilità sostiene la poetica delle sue opere, nate dall‘incontro tra idea creativa e urgenza del quotidiano: solo in questo modo, l’essenzialità e la funzionalità estreme gli hanno permesso di elaborare lampade, sedie e tavoli quali beni d’uso – e non di consumo – in grado di trovare un’approvazione unanime in una folta schiera di attenti compratori. Come un oggetto di design si riveli quale oggetto d’arte, possiamo trovarne abbondanti tracce in tutta la storia della produzione delle merci che dal secolo scorso avanza fino a noi. In questo modo riscopriremmo il portato del lavoro di Roberto Mango.
La mostra dedicata al designer napoletano permette di analizzare retrospettivamente il fenomeno campano nel suo insieme come uno dei capitoli della più generale storia del design italiano. Per questo motivo è sede di interessi accademici, oltre a dare modo a dei comuni visitatori di prendere contatto con un fenomeno dai risvolti davvero importanti – se pensiamo che anche Ikea fa riferimento allo stesso paradigma concettuale. Nelle intenzioni degli organizzatori, la mostra vuole infatti rappresentare uno spaccato in grado di mostrare gli intensi anni della sua carriera professionale, segnati da una forte produttività, relazionalità e scambi di esperienze, prima che Mango trovasse nell’insegnamento universitario la sua dimora teorica prima che pratica.
La mostra Roberto Mango designer 1950 -1968, fruibile ancora fino al 10 settembre 2017, è promossa dal Polo museale della Campania diretto da Anna Imponente ed è a cura di Ermanno Guida, con il coordinamento tecnico scientifico di Luisa Ambrosio, direttore del museo. Il museo in questione è il museo nazionale della ceramica Duca di Martina dedicato alle arti decorative, ospitato dal 1927 all’interno della Villa Floridiana, al Vomero. Insomma, una tappa davvero appetibile per chi voglia trovare un po’ di frescura all’ombra degli alberi se non visitando le sale del museo.
[di Antonio Mastrogiacomo]