Il dato sorprendente è stato lo share realizzato da un pubblico di giovani e laureati. Baglioni ridà speranza all’Italia?
Chiude con un record assoluto la 68° edizione del Festival della canzone italiana, la serata finale registra nella prima parte uno share del 58.3%, 12 milioni 125 mila spettatori; con 14 milioni 976 mila spettatori nella seconda parte, 68.9% di share. Picco di ascolto, con 76.57% di share, all’annuncio dei vincitori nell’ultima serata: Hermal Meta e Fabrizio Moro con “Non mi avete fatto niente”, una canzone-ritratto della più brutta pagina della nostra epoca, con di base un messaggio di speranza e per non dimenticare, una carezza per i cuori colpiti da un’“inutile guerra”. Tutto sommato, l’intero festival è risultato essere il “festival dei record”, non si raggiungevano ascolti di simile portata da più di un decennio.
Insomma: “Il DATO è tratto”, direbbe Baglioni, che torna così in altre vesti sugli schermi Rai, dopo la sua ultima diretta tv Rai nel dicembre 2016 con il concerto evento “Avrai”, in mondovisione dall’Aula Paolo VI di Città del Vaticano, i cui incassi (700.000 euro) per volontà del cantautore sono stati devoluti in beneficenza alle vittime del terremoto che colpì la Valle del Tronto e in parte alla costruzione di un ospedale a Bangui.
Moltissimi i meriti della direzione artistica di un cantautore-musicista del calibro di Baglioni, sia nello show che nella musica, colui che volle esibirsi dal vivo e non in playback sul palco dell’Ariston nel 1985 (quando intervenne per il ritiro del premio “Canzone del secolo” per la sua “Questo Piccolo Grande Amore“) ha ora insegnato tantissime altre cose: più che un “festival”, il Sanremo firmato Baglioni è stato una “festa” della canzone italiana, come ci è riuscito? Seguendo se stesso per compiere scelte vincenti. La prima è stata quella di portare la “musica (italiana) al centro”, anche i momenti artistici di recitazione o comicità hanno avuto come fil rouge la musica; le canzoni sono state più lunghe, tutte tra i tre e i quattro minuti; si è scongiurata l’onda dell’effimero successo non ammettendo i cantanti che hanno partecipato ai talent quest’anno; si è dato ampio respiro al lato sano della musica (e non della contesa), abolendo le eliminazioni, tutti (nuove proposte e Campioni) sono arrivati in finale potendo esprimersi fino alla fine; la musica ha travalicato l’Ariston portando l’esibizione anche sul red carpet esterno con l’ospite Laura Pausini e non si esclude un ampliamento degli spazi di fruizione del festival in futuro, “Sono anche architetto!“, ricorda Baglioni nel dichiararsi scherzosamente disposto a migliorare strutturalmente, in futuro, le possibili location addette al festival.
Grande presenza dell’eleganza e della qualità, “Si è creduto che la qualità faccia la differenza”, ha affermato Favino nell’ultima conferenza tenuta presso la sala stampa Ariston Roof e, come tutti i più bei risultati raggiunti solo da chi sa sognare senza arrendersi, si è dimostrato che “crederci” è il momento fondamentale del successo. Per il trio d’eccezione (Baglioni, Hunziker, Favino) Sanremo è stata un’occasione per essere se stessi e lasciarsi conoscere a 360° da un pubblico curioso: non solo l’evidente eleganza, educazione, genialità, talento e capacità organizzativa ma l’ironia di Baglioni, già familiare ai suoi fans fedelissimi, ha sorpreso positivamente anche chi negli anni non si è aggiornato sul suo intero percorso e la sua intera persona; la versatilità di Pierfrancesco Favino, che ha fatto ridere, commuovere, applaudire, ha sicuramente sorpreso e di certo fidelizzato anche quel pubblico ancora troppo disattento alla sua arte; la vivacità tutta al femminile di Michelle Hunziker è stata quel valore, umano ed artistico, che non ha fatto notare più di tanto una presenza maschile nettamente superiore a quella femminile sul palco 2018 dell’Ariston, di certo si potrebbe filosofeggiare con un “poche ma buone”.
Poi la scelta di “sporcarsi le mani”, ovvero assumersi delle responsabilità in prima persona per dare concretizzazione alle idee “Non si può pensare che debba essere sempre qualcun altro a rimetter a posto le cose– spiega Baglioni in conferenza stampa – diciamo di cercare la bellezza ma pare debba essere sempre qualcun altro a doverla andare a cercare per noi, è arrivato il momento di sporcarsi le mani”. Fin dagli spot-promo, infatti, Sanremo 2018 si è preannunciato come un appuntamento creato dalle mani di chi se le imbratta lavorando in prima persona, mani “sporche” di colori primari, forse metafora di un ritorno all’essenziale, senza troppe “sfumature”; gli stessi tre “padroni di casa”, Baglioni, Hunziker, Favino, sono stati “tre colori primari” le cui qualità mescolate insieme hanno dato origine ad un quadro armonico e perfetto.
La vera innovazione, però, è stata il ritorno al passato: il direttore artistico, con un lapsus in cui ha definito il festival del 2018 “il festival del 1968”, ha in realtà rievocato un rinnovamento che percorre il passato “Sono sicuro – racconta Baglioni – che questo festival sia stato una rivisitazione, un blitz, fatto in un tempo diverso che probabilmente è passato e potrebbe essere il futuro. Anche alcune citazioni che gli autori, noi, abbiamo fatto, sono delle riproposizioni del passato, ma non è reducismo, è che ci conforta sapere che certe cose sono esistite, che c’erano dei giganti e che noi dobbiamo cercare di toglierci da questa situazione di ingobbimento per cercare, non dico di arrivare a quella statura, ma di non essere troppo più bassi”.
I dati di ascolto hanno registrato oltretutto una grande presenza di un pubblico anagraficamente giovane e colto quest’anno, in particolare il direttore di Rai1 Teodoli ha segnalato uno share del 60,2% realizzato da un target di donne nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni e dai laureati con il 56% di share, probabilmente perché “i grandi del passato” sono un esempio, un punto di riferimento, di ancoraggio, per i giovani e per chi nutre “alte” speranze. “Molte volte – continua il direttore artistico – ci siamo abituati all’idea che la televisione debba ospitare il medio, la mediocrità. Io penso, magari anche con un pizzico di presunzione, che invece la televisione, come il teatro, come il cinema, come tutte le forme di arte alta o popolare debbano sempre scremare e setacciare quello che di migliore c’è”.
La rete ammiraglia, nella persona del suo direttore, ha iniziato il “corteggiamento” dell’artista per la direzione del Festival di Sanremo 2019, Teodoli nel corso dell’ultima conferenza stampa ha omaggiato il cantautore con un mazzo di rose rosse, Baglioni sulle prime ha risposto “No” ma pare non escludere ancora in modo così categorico la possibilità di un bis. Nel frattempo, Baglioni riprenderà subito i lavori per l’uscita del suo prossimo CD “Che sarà molto affine all’album ‘Oltre’”, dichiara, e dà appuntamento in autunno con il tour “Al Centro”, che partirà dall’Arena di Verona il 15 settembre (la serata concerto verrà trasmessa in diretta Rai) per poi toccare tutte le principali città italiane.
(Chissà che il festival firmato Baglioni sia il primo passo per potersi finalmente riappropriare della Bellezza e abbandonare la rassegnazione per un’Italia dove troppo spesso il pensiero va a “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate”! Ndr).
[di Flavia Tartaglia]