Francis Alÿs, il performance artist che ama lasciare tracce, fino a spostare posizioni geografiche
Francis Alÿs, nato in Belgio, opera per lo più in Messico. I suoi lavori partono da un concetto di interdisciplinarietà tra le diverse arti. Oltre a cimentarsi con la pittura, Alÿs è un performance artist. Nelle sue performance architettura, urbanistica e pratiche sociali hanno un ruolo di rilievo. Ciò è dovuto, probabilmente, all’aver coniugato gli studi di architettura e ingegneria svolti a Tournai e a Venezia con l’attenta lettura dei saggi di Walter Benjamin.
Molte delle performance di Alÿs consistono nel far accadere qualcosa che porti scompiglio in un contesto. In “The Collector”, 1991, l’artista ha trascinato per tutta Città del Messico un cane giocattolo con dei magneti in grado di attirare e trascinare alcuni detriti. In “Fairy Tales”, 1995, Alÿs ha passeggiato mentre il maglione che indossava si scuciva, lasciando una sorta di traccia del suo passaggio. Questo stesso concetto è stato ripresentato in maniera differente in “The Leak”, una performance in cui Alÿs ha camminato trascinando con sé un barattolo di vernice blu bucato e lasciando una scia. La stessa performance è stata ripetuta con un barattolo di vernice verde lungo il confine di Gerusalemme, già noto appunto come “Green line”.
“Paradox of Praxis (Something Making Something Leads to Nothing)”, 1997, è il documentario dell’artista che trascina un blocco di ghiaccio per le strade di Città del Messico. Si tratta di una performance mirata a descrivere uno sforzo inutile.
“When Faith Moves Mountains”, 2002, è la performance che ha dato più notorietà ad Alÿs. L’artista, con 500 volontari, si è recato nel distretto di Ventanilla, poco distante da Lima. I componenti della folla si sono disposti accanto a una duna e, prendendo una porzione di sabbia, sono riusciti a spostarne la posizione geografica. Anche se si tratta di un piccolo spostamento, l’azione ha avuto molta risonanza.
[articolo di Ambra Benvenuto]