Orientarsi nel mondo dell’arte contemporanea è spesso complicato e astruso per chi per la prima volta vi si affaccia. Le tendenze elitarie, baronie e salotti che pure gravitano attorno a questo tipo di arte non facilitano il compito.
In pochi raccontano che l’arte storicamente vive del fuoco dei ceti meno abbienti e della spinta morale e intellettuale che questi compiono nell’affermazione di idee, concetti, racconti di vita e prospettive di cambiamento della società. Questo moto vive anche nell’arte contemporanea e in particolare essa si lega agli stravolgimenti storico-politici del novecento. In questo articolo tratteremo di qualche breve nota storica e di attualità per dare una prima visione d’insieme della faccenda.
Quello dell’arte contemporanea è un universo composito e in continua trasformazione in cui tecniche, linguaggi e poetiche sono della forma più varia ma comunque legata alla contemporaneità. Prerogativa di questo tipo d’arte è dividersi in arte di maniera (da salotto) e arte di impronta più storica e sociale. Se incrociamo queste due tendenze partendo dalle origini dell’arte contemporanea vediamo come questa seconda forma sia quella più amata e che più scossoni ha dato al mondo della cultura e perfino alla storia. L’arte contemporanea affonda le sue radici nel periodo che ha preceduto la prima guerra mondiale e anticipato la seconda; in senso ampio essa ha rappresentato il salto qualitativo che la prima crisi generale del capitalismo mosse in tutto il mondo. Erano quelli gli anni della nascita dei sindacati, dei partiti dei lavoratori e in particolare della classe operaia; gli anni che portarono alla rivoluzione d’ottobre e al biennio rosso ma anche al fascismo e alla resistenza partigiana; gli anni in cui il mondo vedeva da un lato la fase di decadenza e miseria di un sistema economico e dall’altro la dimostrazione concreta che un mondo diverso si può costruire. In questi anni l’arte cambia insieme a tutto quanto le si trasformava intorno. Questo legame tra l’arte e la storia è indissolubile e nel caso dell’arte contemporanea essa oltre alla continuità e rottura con il passato è proseguita col lavoro delle avanguardie artistiche negli anni 50, 60 e 70 fino ad oggi.
Nel disegno, pittura, satira, fumettistica, scultura, ritrattistica, segnaletica creativa, affresco, murales, ricamo, mosaico, ceramica, installazioni, performance, videoarte, arte vivente, fotografia e in tutte le svariate forme espressive, l’arte contemporanea sperimenta e si lega al concreto dell’esistente, quando non lo fa è arte d’accademia, d’elite. Un gruppo di artisti qualche anno fa organizzò una sorta di movimento, molto piccolo a dire il vero, che lanciò però un’intuizione molto interessante: “Se non la capisci, non è arte”. Senza addentrarci nelle volontà dei promotori (il progetto rimase quasi esclusivamente su carta), il concetto è quello che ci interessa. A cosa serve l’arte se non viene capita dai più? Cosa rimane del suo ruolo di espressione e racconto dell’esistente? La risposta è semplice: l’arte così intesa è destinata a morire.
Oggi l’arte contemporanea nelle sue mille sfaccettature racconta un mondo che si è fatto “smart”, villaggio globale e in cui le interconnessioni tra strumenti (un cellulare che fa fotografie, ha giochini e va su internet) e multimedialità fanno il paio con il carattere collettivo dei mezzi di produzione che diviene sempre più forte.
La storia dell’arte contemporanea di questo secolo è esattamente questo: da questo provengono i quadri luminosi di Mertz, le installazioni di videortisti come Plessi o Nam June Paik, l’arte che interviene sulla natura o land art di artisti come Smithson o Burri e tutte le forme artistiche e avanguardie di questo secolo. Da un lato la dimensione storica e collettiva di un mondo in perenne trasformazione, dall’altro la gabbia, la sofferenza individuale e collettiva di una società che mortifica e opprime chi sta fuori dai grandi giri danarosi delle elite. Questo il racconto di questi artisti che hanno raccolto le eredità di un Guttuso e di un Picasso sperimentando e sperimentandosi. L’arte contemporanea è anzitutto racconto e critica dell’esistente ma soprattutto è legata a quanto le masse la riconoscono come tale; è arte nella misura in cui si propone di spiegare, spiegarsi, educare ed educarsi alla costruzione tra l’artista e le masse, non tra artisti e mecenate/salotto/critico di turno; diversamente è accademia, nicchia, è arte che al tempo della seconda crisi generale del capitalismo sceglie di destinarsi alla morte sommersa dal disinteresse generale (non sono un caso i continui tagli dei governi). Queste sono delle veloci nozioni per iniziare a orientarsi in questa foresta lussureggiante in cui è molto facile perdersi. Se non lo capisci non è arte, questo il motto, la bussola, i principio fondamentale.
[di Marco Coppola]