È la settima edizione della mostra d’arte contemporanea Segrete-Tracce di Memoria nelle suggestive prigioni del Palazzo Ducale, nella torre Grimaldina.
GENOVA – Sabato 25 gennaio è stata inaugurata la mostra d’arte contemporanea Segrete-Tracce di Memoria giunta alla settima edizione. La rassegna è fruibile nelle suggestive prigioni del Palazzo Ducale, nella torre Grimaldina.
L’edizione di quest’anno ha visto il tema della Memoria come concetto allargato di opposizione al genocidio e alla dignità dei popoli oppressi. Hanno preso parte alla mostra anche giovani artisti stranieri come Mihail Ivanov, Kristina Kostova, Zlatolin Donchev, Shaghayegh Kashiloo, John Eirik Sandli e Eirik Rønneberg. Interessante in questo senso è stato il documentario The silent memory di Piero Terracina che, da un’idea di Seo Cizmic, ha raccontato il silenzioso genocidio operato contro l’etnia rom.
L’INAUGURAZIONE – Alla giornata inaugurale hanno partecipato Donatella Alfonso, giornalista e scrittrice, e Mino Ronzitti, presidente ILSREC, i cui interventi hanno sottolineato il valore del concetto di memoria legato al genocidio operato nell’Europa di inizio novecento dalle forze nazifasciste al potere e a tutte quelle forme di sterminio che il potere geopolitico postcontemporaneo ancora perpetra nella sua onda distruttiva e fagocitante delle minoranze etniche in giro per il pianeta.
Importanti le parole della curatrice Virginia Monteverde: «Questa è una mostra che si propone, attraverso il “mezzo” dell’arte contemporanea, di sensibilizzare i visitatori e soprattutto le giovani generazioni sui temi legati alla Shoah, di questi tempi più che mai attuali, in un contesto di odio religioso e razziale che ha ripreso a infiammare l’Europa. Anche per questo abbiamo deciso di ospitare quest’anno, nell’ambito della mostra, un focus sull’olocausto dei rom».
RAPPRESENATAZIONI TEATRALI – Sono previste all’interno della manifestazione anche rappresentazioni teatrali sul tema. Esse verranno messe in scena sabato 31 gennaio e sabato 7 febbraio alle ore 18.00 e vedranno rispettivamente l’interpretazione del monologo di Thomas Simpson Rumore di acque e di Manuela Valenti Diario di un donna. La forma teatrale rappresenta un elemento comunicativo aggiuntivo per la manifestazione che cerca soprattutto un legame con i più giovani, come la stessa Virginia Monteverde afferma: «Credo che per le giovani generazioni sia importante il ruolo degli artisti, che con la propria sensibilità trasferita nelle loro opere sono in grado, più di chiunque altro di toccare l’animo dei giovani e rendere indelebile nella loro memoria quantomeno le suggestioni e i sentimenti che la Shoah deve continuare ad evocare; affinché simili atrocità non debbano più ripetersi».