“Sessanta ritratti” è il titolo della mostra ospitata fino al 12 aprile presso la Casa dei Tre Oci, Venezia. I soggetti: personalità italiane appartenenti al mondo della cultura, ritratti nel loro atteggiamento più ‘umano’.
Ogni epoca ha le sue pose fotografiche stereotipate. Eppure, nonostante questo dato di fatto, ognuno di noi sta davanti all’obiettivo in un modo differente. Per questo motivo, anche se si osserva il ritratto ben riuscito di una persona sconosciuta è difficile rimanere impassibili.
Lo sa bene Francesco Maria Colombo: “Sessanta ritratti” è il titolo della personale ospitata fino al 12 aprile presso la Casa dei Tre Oci, Venezia.
I ritratti in questione non sono ritratti qualunque. Si tratta di personalità italiane appartenenti al mondo della cultura: Toni Servillo, Dario Fo, Bernardo Bertolucci, Peppe Barra, Claudia Gerini, Margherita Hack, Gillo Dorfles, Valerio Mastrandrea e Luciana Savignano sono soltanto alcuni dei personaggi “omaggiati” dalle foto di Colombo.
Gli scatti di Sessanta ritratti sono stati in grado di catturare una tale intimità dei soggetti scelti che al fotografo è stato riconosciuto come talento la capacità di leggere il pensiero.
La fotografia è un istante, ma Colombo è stato in grado di cogliere i soggetti ritratti in quel fatidico momento di disattenzione, dunque di ‘nudità’, autenticità. Davanti alla macchina fotografica di Colombo, è avvenuto il seguente cambiamento: personalità di spicco – che di solito devono necessariamente badare all’immagine che danno di sé – sono diventate di nuovo persone ‘normali’. Com’è accaduto? Sono state immerse in quel grado di umanità comune a tutti rivelando, così, il fascino dell’essere anzitutto ‘umani’, al di là della ‘maschera’ del personaggio che rappresentano ed in cui vengono, inevitabilmente, immediatamente identificati.
[di Ambra Benvenuto]