La prassi audio-visual del Sonic Overload trio
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
Sonic OverLoad è un trio audio-visual formato da Pietro Lama, Cristian Sommaiuolo e Dario Casillo al tempo del loro incontro nella classe di musica elettronica del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. In estrema sintesi, il trio Sonic Overload mescola momenti di improvvisazione radicale ad altri interventi compositivi già prefissati e ben strutturati.
Dario Casillo porta avanti una strenua ricerca nell’ambito della musica di ricerca, con l’orecchio teso all’auscultazione dei suoni della vita quotidiana. Sonic Overload diventa luogo di sperimentazione e di creatività, dove poter raccogliere urgenze compositive.
L’interazione tra audio e video, che sono auto-generati in tempo reale, si muove a partire da un continuo succedersi di sincronismi geometrici e particellari, grazie all’impiego di complessi algoritmi programmati soprattutto in linguaggio Processing. Per noi è difficile immaginare i suoni senza visual e viceversa: in altre parole, la possibilità di sollecitare il nostro sistema percettivo è il nostro gioco preferito.
Già attivi con la piattaforma di sperimentazione multisensoriale Sinestesie digitali, l’infaticabile lavoro di ricerca del trio non si esaurisce nel solo rapporto tra suono e immagini:
Stiamo pensando di usare, prima o poi, anche dei sensori olfattivi per dotare la nostra performance live della possibilità di un ricordo di tipo experience-event quando i sensi sono immersi come in un rave party confuso e speciale.
Grande attenzione viene dedicata dai Sonic Overload alla ricerca di variegati oggetti sonori, da collezionare come la raccolta di conchiglie rare nel mezzo di una passeggiata in riva al mare:
La ricerca del materiale sonoro è ispirata da un pensiero molto caotico in bilico tra arte e scienza. La ricerca legata al paesaggio sonoro della città di Napoli – focus del nostro progetto Napolisoundscape Urban Space Research – è sicuramente molto influente ma la continua necessità di soluzioni elettroniche più estreme ci riporta sempre in un terreno da esplorare molto caotico dove è difficile dare un senso logico alla massa sonora eterogenea che viene a crearsi; eppure ogni volta che ci mettiamo al lavoro ci sembra di riuscire a trovare sempre l’isola sperduta che fa per noi.
In ultima analisi, Dario presenta senza troppi giri di parole la specificità di questo progetto:
Il suono è la nostra pura ossessione: dal campionamento di suoni reali legati a lavori in via di estinzione al circuitbending, dal paesaggio sonoro alla sintesi modulare analogica fino a quella completamente digitale in linguaggi di programmazione come MAX7, Supercollider e Processing, anche lavorare col suono può significare non buttare via niente!
[Antonio Mastrogiacomo]