Mauro Biani, fumettista, da settimane è il protagonista indiscusso dei social network con le sue strisce che mettono sotto i riflettori i dettagli più scomodi sulla questione migrazione. Lo scorso anno allestì a Lampedusa le sue opere non sulle pareti ma sull’acqua del mare.
Strumento assai potente dell’informazione in campo giornalistico è l’immagine. Viene recepita ed elaborata più velocemente delle parole. Un’immagine può anche supportare un concetto, focalizzare l’attenzione sul tema del quale si sta discutendo, insinuando nella mente della persona la curiosità di redigere un piano per approfondire quella notizia.
Cosa meglio di un disegno poco elaborato, con poche parole e dunque di facile comprensione, può catturare lo sguardo distratto del lettore di un quotidiano? Un lavoro che denota un grande spirito d’osservazione e capacità di sintesi , che molto spesso eclissa totalmente l’identità dell’operatore, in particolare dell’artista; artista non solo in quanto disegnatore, ma artista nel percepire e ‘fotografare’ quotidianamente il pensiero di migliaia di persone riuscendo a immortalarlo in una vignetta. Ma chi c’è dietro tutto questo? Mauro Biani, fumettista de Il Manifesto, che da due settimane è il protagonista indiscusso dei social network con le sue strisce che mettono sotto i riflettori i dettagli più scomodi sulla questione migrazione.
Nato il 6 marzo del 1967 a Roma, oltre che fumettista, Biani è un noto blogger, attività con la quale dà spazio ai suoi sfoghi grafici. Famoso per satira sociale e politica, non risparmia nessuno, dalla chiesa allo stato, concentrandosi su legalità e diritti umani. Dopo che i suoi lavori hanno provocato l’intervento della censura, fonda con Carlo Gubitosa -scrittore e giornalista- “Mamma“, rivista di satira indipendente, nella quale lavorano alcuni famosi autori di satira. Lavora come freelance per L’espresso, Il Fatto Quotidiano e altre testate nostrane, oltre che come fumettista per Il Manifesto. Biani spesso è in mostra con le sue opere e con molte delle sue strisce sono state redatte intere raccolte come il suo libro “Chi semina racconta – sussidiario di resistenza sociale” contenente il meglio delle sue vignette, sculture e illustrazioni.
Una tra le sue tante esposizioni – «La mia mostra più bella», racconta l’artista- si è tenuta a Lampedusa nel settembre del 2014, presso il “Lampedusa in Festival”. Della mostra di vignette, titolata “Sulla stessa barca”, Biani racconta:
«“Non siamo tutti sulla stessa barca”, direbbero i lettori da vignetta perfetta. Io invece ho sempre pensato che la barca alla fine è unica. Per chi è nato di là, per chi è nato di qua. E non per generica “bontà” e neanche solo per il ricordo delle nostre passate faticose migrazioni. Per il riconoscimento della comune natura umana e anche per lungimiranza. I veri “eroi” dei nostri tempi (eroi come metafora, come educatori alla speranza) sono proprio loro. Uomini, donne, bambini, che superano confini, barriere violente di ogni tipo, per sopravvivere».
Particolarità della rassegna fu l’allestimento inedito:
«Le opere non sono appese a qualche parete ma galleggiano sull’acqua, su quella stessa acqua che di tanto in tanto porta fino a riva i segni delle migrazioni: indumenti, oggetti, scarpe, appartenuti a qualcuno di cui spesso si ignora tutto, a cui troppo spesso si nega tutto, dalla libertà al diritto di avere un nome su una tomba o una vita degna di essere vissuta. È una mostra che non si può ammirare se non ci si bagna in quell’acqua», affermò Gianpiero Caldarella, curatore della rassegna lampedusana.
Mauro Biani continua dunque a mostrare, ancor più in questi giorni, di essere all’avanguardia, in ambito giornalistico e satirico, perché capace di catturare l’attenzione con uno stile facilmente elaborabile che conduce il lettore ad una più rapida interpretazione della notizia baipassando le odierne difficoltà nella ricerca di notizie chiare e disinteressate.
[di Roberto De Rosa]