Ok.
Non mi è mai piaciuto il verbo “Tornare”, ma per tutta la vita ho creduto non mi piacesse nemmeno la zucca, fino a quando tu non me l’hai cucinata a modo tuo.
Io mi eccito quando tu mi dici “torno”, come di fronte a qualcosa di promettente
perché so che significa “aspetta, chiudi gli occhi”
so che significa “subito”
so che significa che “torni” con qualcosa che non so mai cos’è ma so già che mi piacerà.
La tua assenza è un attimo (d’orologio non solo mentale), quello in cui mi viene voglia di fare l’amore.
Così quando “torni” e mi prendi di nuovo la mano non mi basta più. Mi guardo attorno con un intento diverso, cerco un posto solo per noi, come la tenda degli indiani o la casa sull’albero.
Eppure ero convinta che senza di te io avessi tutto, ma mi mancava ridere e non capivo né credevo mi interessasse quello che si intende quando si dice che “Una donna si conquista facendola ridere”, mio dio, mi stavo perdendo il Paradiso, e non lo sapevo.
Mannaggia ai tuoi capelli neri, mannaggia ai tuoi “sì”…