Un artista nano ma arrivato molto in alto: i suoi uomini, le sue donne e i vizi del mondo francese del periodo della Belle Epoque sono attesi con fermento all’Ara Pacis, Roma.
C’è un evento straordinario che, nonostante avrà inizio il 3 dicembre 2015, sta già facendo moltissimo parlare di sé. Di cosa si tratta? Della mostra al Museo dell’Ara Pacis, Roma, su Henri de Touluse-Lautrec.
La notizia sta già destando parecchio scalpore in quanto è da molti anni che l’Italia non propone una mostra sul celeberrimo artista francese.
Curata da Zsuzsa Gonda e Kata Bodor, la mostra sarà realizzata grazie all’organizzazione di Arthemisia Group.
PERCHE’ VISITARE LA MOSTRA – Grazie a questa proposta, sarà possibile ammirare le opere di uno degli artisti più influenti della Belle Epoque, periodo d’oro per la Francia di fine Ottocento.
Toulouse-Lautrec è famoso per moltissimi motivi:
Egli appartiene alla corrente iniziata da Monet, il post-impressionismo, anche se dell’esperienza impressionista ripudia i princìpi e i soggetti; le sue tele e illustrazioni, oltre ad essere famose per il loro carattere artistico-culturale, sono conosciute anche per essere state riprodotte in numerosi ambiti e modi, come stampe su quaderni, contenitori, copertine di libri e chi più né ha più né metta.
Per Lautrec “Solo la figura esiste […] il paesaggio non è che un accessorio”, il grosso successo della sua arte è dovuto al fatto che i soggetti dei suoi lavori sono uomini e donne ritratti nella loro quotidianità, compresi i momenti in cui si cedeva ai vizi dell’epoca, ci si lasciava andare. E’ anche grazie all’abilità di cogliere questi spaccati di vita che riesce a collaborare con la rivista satirica “Le Rire”.
Guardando con empatia alle debolezze dell’animo umano, il pittore riesce tutt’ora a coinvolgere gli spettatori in un’atmosfera di complicità, un’artista del genere è in grado di arrivare a chiunque e di accattivare anche i non esperti d’arte.
DIETRO L’ARTE DI LAUTREC. PERCHE’ LE SUE OPERE ATTIRANO CHIUNQUE? – Touluse-Lautrec è stato il primo pittore a raccontare, con un certo sentimentalismo di base, i dettagli, i retroscena, le perversioni e gli abusi della vita del bohemien nel quartiere parigino di Montmartre, da sempre luogo di incontro degli artisti di tutto il mondo. Era dotato di una certa sensibilità, dovuta in parte anche alla sua cagionevole salute e alla sua malformazione, era affetto da nanismo. Nell’epoca in cui viveva, infatti, non era facile sottrarsi ai pregiudizi altrui e il pittore visse la sua breve vita (morì a 37 anni) sotto gli sguardi straniti degli altri. Probabilmente, furono proprio quegli sguardi a far sì che l’artista maturasse una sua visione altrettanto differente ma improntata sulla capacità di scorgere ciò che c’è dietro le apparenze.
Le sue sventure sono piuttosto una spinta: egli desiderava vivere intensamente, era affascinato dallo ‘spettacolo umano’. La sua indole lo porta a frequentare gli ambienti briosi, rumorosi, vivaci, ma i lustrini e le luci dei cabaret spesso nascondono un’umanità dolente e sfruttata. Esempi in tal senso sono le numerosissime illustrazioni dei bordelli francesi, uno tra tanti il famosissimo Moulin Rouge. Nonostante i soggetti fossero prostitute o ballerine di cancan, Touluse-Lautrec elimina tutti i riferimenti al mondo erotico e rappresenta quelle donne in un mondo tranquillo, spesso in romantiche effusioni, appartenenti quindi ad una realtà che prescinde dall’ambiente in cui operano, preferendo puntare dritto all’essenza della persona ritratta – e, come dichiarato dal pittore stesso, le prostitute di quei bordelli in particolare erano in grado di trasmettergli una grande tranquillità.
Grazie al pittore francese raggiunsero la massima notorietà personaggi come Jane Avril e la Gouloue, due delle ballerine più amate dei locali di Montmarte.
Dipingere, per l’artista, non era un modo per giudicare ciò che decide di rappresentare o per imporre il proprio modo di vedere le cose, forse proprio mediante le sue immagini l’illustratore vuole andare (e suggerire di andare) ‘oltre’.
[di Ambra Benvenuto]