Articolo di AMBRA BENVENUTO
Super star di un’arte che gioca a farsi enigma, o dell’enigma che diviene arte, è l’olandese Escher cui negli spazi del Chiostro del Bramante, Roma, è dedica una mostra titolata esaustivamente “Escher” che mette in risalto, con più di 150 opere esposte, l’aspetto più evidente e famoso dell’artista, mago delle ‘illusioni ottiche’: la capacità di mostrare anche agli occhi dei non addetti ai lavori la geometricità della realtà, coinvolgendo proprio tutti gli osservatori nei suoi giochi di prospettiva.
Il suo manifesto artistico può essere riconosciuto nella sua opera più famosa, Tre mondi, una litografia in cui superficie, profondità e riflesso si incontrano sull’unico piano dell’acqua, che racchiude mondi reali e mondi riflessi, appartenenti ad un mondo onirico. Ugualmente famoso il commento del pittore a riguardo: «Sono andato nei boschi di Baarn, ho attraversato un ponticello e davanti a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne un quadro!».
Oltre ad essa, al Chiostro è possibile ammirare altre delle sue opere più note come Mano con sfera riflettente (M.C. Escher Foundation), Giorno e notte (Collezione Giudiceandrea), Atro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale (Collezione Giudiceandrea) ed è possibile osservare come, nonostante siano lampanti le finezze prospettiche, Escher non si limitasse solo a giochi di superficie ma anche a quelle che sono state successivamente riconosciute e denominate come immagini interiori.
Sebbene il pittore olandese non si sia dedicato approfonditamente allo studio della matematica fino agli anni ’30, rimane questo l’aspetto che ha reso i suoi lavori immediatamente e inequivocabilmente riconducibili a lui, unendo nell’apprezzamento per i suoi quadri vari mondi culturali diversi tra loro. Non a caso, le sue opere sono state riprodotte moltissime volte e spesso vengono scelte come copertine di grandi classici (1984, Il mondo nuovo). Nel concepirle, un ruolo fondamentale fu giocato dalla suggestività delle atmosfere del nostro Paese. Infatti, nei suoi primi anni di attività, Escher trascorse molto tempo in Penisola, tra Siena, Castrovalva, Pentadattilo, Tropea: le irregolarità dei loro borghi contrastavano con la precisione dei panorami olandesi. È così che Escher iniziò a percepire e ad osservare in modo differente, a estrapolare il reticolo geometrico insito nella realtà circostante per poi farne da base nelle sue composizioni. Un altro avvenimento determinante nella definizione del suo stile fu la visita all’Alhambra, castello di Granada in stile islamico, che lo fece interessare alla divisione regolare del piano, una tecnica che si fonda appunto sul dividere uno spazio in figure regolari senza creare sovrapposizioni né spazi vuoti.
La mostra si è avvalsa della collaborazione di Arthemisia Group, dei prestiti dalla Collezione Federico Giudiceandrea curata da Marco Bussagli e del patrocinio di Roma Capitale. All’interno del percorso vi sono anche opere comparative di autori del calibro di Giacomo Balla, Giorgio de Chirico, Marcel Duchamp, Luca Maria Patella.
La mostra è visitabile fino al 22 febbraio 2015.
[di Ambra Benvenuto]
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