L’Italia, il Paese dei campanili più famosi. Attigui solitamente a chiese o palazzi pubblici, i campanili sono dunque associati immediatamente a funzionalità religiose o civili, e sono per tradizione monumenti di richiamo: con i rintocchi delle loro campane scandiscono da sempre eventi e tempo.
Il loro ‘richiamo’ è anche culturale, perché vere e proprie architetture d’artista.
Il periodo medievale ha visto la costruzione di imponenti torri campanarie come il cosiddetto ‘Campanile di Giotto’ a Firenze, la caratteristica ‘Torre di Pisa’, e tantissimi altri, molti di essi visitabili da un pubblico entusiasta di percorrere scale di centinaia di gradini fino in cima dove poter godere di una veduta spettacolare della città, altri aperti occasionalmente anche in modo inedito, di sera, per un’esperienza ancor più suggestiva.
Napoli non è da meno, sarà prossima la riapertura al pubblico del campanile della basilica di Santa Chiara. Il campanile, e la chiesa e il complesso monastico di riferimento, vantano un’affaticata vicenda, edificati nella prima metà del ‘300 per volere di Roberto D’Angiò, in forme gotiche con una successiva ristrutturazione in stile barocco, furono danneggiati dal bombardamento aereo del 1943, in memoria di quella semi distruzione come non ricordare i versi cantati da Roberto Murolo “Munaster ‘e Santa Chiara / Tengo ‘o core scuro scuro / Ma pecchè, pecchè ogni sera / Penso a Napule comm’era […]”, e anni dopo, poi, da un grave incendio.
Proprio in onore di “Napoli com’era” è stato stanziato un finanziamento per la ristrutturazione e la messa in sicurezza della struttura trecentesca. La torre, a pianta quadrata ed articolata su tre ordini (blocchi di pietra chiara per quello inferiore, mattoncini rossicci con lesene per gli altri due, tutto intervallato da cornicioni marmorei), che troneggia ‘guardando’ piazza del Gesù, via San Sebastiano, via Benedetto Croce, dopo decenni tornerà dunque accessibile a cittadini e turisti, probabilmente attraverso il pagamento di un biglietto d’ingresso.
Splendida occasione sia per la meritata manutenzione di quel patrimonio culturale di cui Napoli è ricca, sia per l’arricchimento ‘empirico’ di tutti coloro che potranno compiacersi di una ‘ben alta’ prospettiva della città.