Voci, storie, racconti e vite vissute dalla storia all’oggi, nella via Appia, a Roma, dove la città eterna riscopre la sua memoria collettiva
A Roma durante le ricognizioni per il Giubileo nel 1999 presso il Sepolcro Dorico furono scoperti due tubi di piombo, recanti la scritta “30 settembre 1929”. Il ritrovamento non era certo uno scoop archeologico ma il frutto di una sventurata vicenda amorosa. L’amante infelice avrebbe incendiato le sue lettere, se l’obiettivo fosse stato solo quello di distruggerle. Queste erano sigillate a dovere, perché pioggia o vento non ne avessero distrutto il contenuto. È solo una delle tante storie che hanno attraversato questi pezzi di città e che gridano vendetta per essere raccontate.
Tutti questi racconti sono ascoltabili e fruibili grazie ad un’app cui è affidato lo spirito di una strada, le sue storie, la sua Storia, poesie, romanzi, testi scritti da giornalisti o redatti da archeologi, lettere, racconti, testimonianze, con il contrappunto di musica e suoni: si chiama Verba ed è disponibile gratuitamente anche in inglese su smartphone e tablet, compatibile con i sistemi operativi Android, Apple e Windows.
Un’audioguida interattiva, quindi, che permette ai visitatori, inoltre, di inviarsi messaggi audio: testi, messaggi e impressioni di carattere privato o da condividere con gli altri viandanti perché geolocalizzati. Così i racconti e le vite del passato si fondono istantaneamente con le esperienze e le sensazioni contemporanee. Un social network in pratica, che si occupa di produrre cultura dal basso e in cui il vero sviluppatore è una collettività.
Come funziona? Basta scaricare l’App sullo smartphone, scegliere i racconti da ascoltare di fronte ai monumenti e ai reperti dell’Appia e lasciare i propri messaggi.
Il progetto è stato voluto fortemente dalla Soprintendenza Archeologica di Roma con l’intento dichiarato di “recuperare una relazione affettiva con un luogo massacrato”. Nell’attesa, quindi, che il degrado, anche della storia, venga riparato e restituito con delibere e atti concreti, il silenzio di quel luogo vivrà della voce di chi ci transita e chissà magari parlerà del suo cuore ferito o dell’insoddisfazione del vivere nella città eterna nel tempo della crisi.
[di Marco Coppola]