Una retrospettiva su alcune performance dell’artista, teorico e pedagogo dell’arte Joseph Beuys
Joseph Beuys non è stato semplicemente un artista tedesco: oltre ad essere stato uno scultore, un performer, un graphic artist, e ad aver creato diverse installazioni, Beuys è stato anche un teorico e un pedagogo dell’arte.
Si tratta di un’artista che ha studiato approfonditamente antroposofia, la filosofia nel sociale e ha portato avanti un’idea di scultura sociale, promuovendo l’arte come territorio di partecipazione e condivisione con l’altro, “Insegnare è il mio capolavoro”, affermava.
Tra le sue performance più famose spiccano “How to Explain Pictures to a Dead Hare” (Come spiegare delle immagni a una lepre morta). La performance ha avuto luogo nel 1965. Gli spettatori potevano guardare Beuys da una finestra e osservarlo mentre, con la faccia coperta da miele e foglie, mormorasse parole ed emettesse suoni all’indirizzo di una lepre morta che egli stesso aveva in braccio. Le lepri morte sono elementi presenti in diverse sue opere, come ad esempio in un’altra sua performance “The Chief”.
“Infiltration Hommogen for Piano”, 1966, è stata una performance in cui l’artista ha voluto provocare il suo pubblico. Il tutto consisteva in un piano che non poteva emettere suoni in quanto ricoperto da feltro: ciò voleva dimostrare la potenzialità del suono del piano, troppo spesso sottovalutata.
Nel 1974, Beuys ha creato “I Like America and America Likes Me”. Nel mese di maggio di suddetto anno, l’artista è volato a New York ed è stato trasportato da un’ambulanza presso il luogo della performance, la René Block Gallery. Il tratto di strada dall’ambulanza alla sala è stato fatto in barella. La performance consisteva in tre giorni di clausura in una stanza con un coyote, con il quale Beuys è riuscito a stringere amicizia. Alla fine di tutto ciò, Beuys si è fatto trasportare tramite barella e ambulanza all’aeroporto. In questo modo è riuscito a raggiungere il suo scopo: andare in America senza toccare il suolo americano e vedendo nient’altro che il coyote.
[di Ambra Benvento]