Vivian Maier – era una tata. Solo oggi alla sua attività di fotografa viene dedicata un’esposizione
Per comprendere perché è importante recarsi all’esposizione “Vivian Maier. Una fotografa ritrovata”, è necessario conoscere la storia di questa artista.
Vivian Maier, di professione, era una tata. Durante tutta la sua vita, però, non ha mai abbandonato la sua macchina fotografica Rolleiflex, raccogliendo più di 200.000 scatti, molti dei quali vere e proprie opere d’arte. Tale racconto biografico non farebbe una piega, ma a differenza di molti altri fotografi di fama la Maier non ha mai avuto l’onore di poter allestire una propria mostra.
Le sue foto non sono mai state esposte o pubblicate, anzi, molti dei suoi rullini non hanno neanche mai visto la luce. Nel tempo, Vivian Maier ha raccolto una sorta di ‘tesoro segreto’, il quale rappresenta uno dei pochi casi in cui l’arte è stata vissuta per se stessa, senza il riscontro con un possibile pubblico.
Tutto ciò è rimasto invariato fino al 2007, anno in cui l’agente immobiliare John Maloof ha acquistato ad un’asta una parte dell’archivio della fotografa, confiscato per un pagamento non andato a buon fine. Comprendendone il valore artistico, Maloof ha dato finalmente vita ad un archivio che conta più di 150.000 negativi e 3.000 stampe. Ed è proprio da questo archivio che provengono le fotografie esposte presso Forma Meravigli, a Milano, fino al 31 gennaio 2016.
La mostra comprende: 120 fotografie in bianco e nero scattate tra gli anni ’50 e ’60; una selezione di immagini a colori risalenti agli anni ’70; alcuni filmati in super8 che mostrano il modo in cui Vivian Maier si avvicinava ai soggetti delle foto.
Oltre ad immortalare New York e Chicago, luoghi in cui la fotografa ha vissuto, gli scatti più interessanti sono quelli che catturano alcuni particolari, imperfezioni e frammenti di vita quotidiana.
Interessanti anche gli autoritratti: oltre quelli più classici, è possibile notare il viso della Maier riflesso nelle vetrine, in pozzanghere o scorgere la sua ombra in diverse superfici fotografate.
[di Ambra Benvenuto]